Psichiatria: tutto è cambiato, ma nulla si muove. Chi paga le conseguenze?

ospedale psichiatricoNegli ultimi decenni tutto è cambiato.

Lo dicono tutti o almeno tutti quelli che direttamente o indirettamente hanno a che fare con il settore. I “matti”, si dice, non sono più quelli di una volta, le risorse economiche e professionali sono in discesa libera, la società è cambiata, le condizioni sociali sono peggiorate ma tutto o quasi è rimasto come prima con le inevitabili conseguenze che pesano direttamente sui più deboli.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un aumento crescente di sociopatie senza la possibilità di  poter arginare il fenomeno, come un fiume che rompe gli argini e dove tutti gli attori restano impotenti.

Una politica cieca, volutamente, dove la parola “ matti “ equivale alla parola soldi. Case di cura private, convenzionate , comunità ecc. un giro di milioni di euro senza che il problema venga affrontato alla base.

Una classe dirigente vecchia e anacronistica ancorata a vecchi schemi e incapace di porre soluzioni organizzative nuove ed efficienti sulla base dei cambiamenti avvenuti. Una classe dirigente legata agli obsoleti modelli organizzativi dove tutto era possibile avere e concedere ed ora impotenti di fronte a questa valanga che li stà colpendo.

Ma veniamo a noi. Cosa sono poi le sociopatie?

I servizi sono invasi da persone che cercano soldi, casa, cibo, letti, bisogni primari e spesso anche se alcune di queste esigenze viene soddisfatta sono incapaci di gestirle autonomamente.

Il disturbo psichiatrico diventa secondario, la terapia diventa l’ultimo dei problemi. Di fronte a tali richieste i centri di salute mentale non hanno risposte e le conseguenze sono la rabbia, la frustrazione, il dolore e qualche volte la violenza.

Allora comincia il circo che fa girare i pazienti attorno al tendone come dei buoni elefanti.

Questo paziente non ha un letto è un problema sociale, inviamolo al comune. Ma no è psichiatrico vada in psichiatria a prendere la terapia. Ma fa uso di droghe forse deve andare al Ser.t. Ma forse è un handicap è il comune che se ne deve occupare. Ecc… ecc..

Va beh, ricoveriamolo. Casa di cura?

Ecco, abbiamo bisogno di una sana riorganizzazione tutti insieme che metta al centro il bisogno attuale della persona disagiata. Abbiamo bisogno di molte figure professionali che stanno sul territorio. Abbiamo bisogno di una integrazioni tra i servizi che vada al di là del semplice rispetto del budget di ognuno di loro. Abbiamo bisogno di riorganizzare il sistema per funzioni, che separi le differenti problematiche alle quali dare differenti risposte con diversi percorsi. Abbiamo necessità che si lavori sulle disabilità incidendo sulle abilità residue. Abbiamo semplicemente bisogno che siano meno soli……incideranno di certo anche meno sui bilanci….

Pubblicato da Francesco Coppolella

Segretario Regionale Nursind Piemonte

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